sabato 13 dicembre 2008

La bellezza salverà le Olimpiadi di Pechino

Tempo fa alla fiera del libro di Torino con la prosa e la poesia si era cercato di dare una risposta alla questione ‘la bellezza salverà il mondo?’. Si faceva
riferimento all'Idiota di Dostoevskij, quando il principe Miškin afferma: ‘Sì, La bellezza salverà il mondo’. Ora a Pechino, a mesi e a migliaia di km di distanza, le atlete olimpiche della ginnastica ritmica con i loro meravigliosi esercizi sembrano voler dire che è tutto vero. Queste semidee hanno nomi esotici come Almudeina, Tissonova, Zhukova, Kikkas, Peycheva, Garayeva,… sono tutte belle ed eseguono numeri in cui l'atletica diventa balletto artistico. Il mondo fuori dall’Olimpiade però segue violento come sempre. Nel Caucaso il presidente di un piccolo stato provoca la potenza russa e una guerra disastrosa, dal Pakistan all’Algeria scoppiano le bombe tra i civili, in Afganistan i guerriglieri ritornano all’offensiva. Dov’è finita la pax olimpica? Dato che a nessuno interessa che il mondo si salvi con la bellezza, a me viene in mente un’altra soluzione. Con le sue vittorie nella ‘sua’ Olimpiade la Cina vuole imporre al mondo la sua immagine. L’equazione (non dimostrata) che la Cina vuole venderci è: vittoria sportiva uguale a supremazia del modello sociale. Allora perchè non applichiamo questa formula a vantaggio dell’altra nazione grande vincitrice di queste gare, la Giamaica. Saranno anche stereotipi, ma le immagini che mi si affacciano alla mente sono cuffie di lana multicolori, barbette caprine e spinelli alle erbe aromatiche. Sulla scia delle grandi vittorie degli atleti giamaicani
facciamo dunque di questo modello culturale anche un serio modello politico e abbandoniamoci per un istante a questo breve sogno di una notte di mezza estate. George W. e la Rice, Putin (senza Medvedev perché conta come il due di picche), l’idiota dostojieskiano Saakashvili, Hu-Jintao, Assad, Olmert, Ahmadinejad, Sarkozy, etc riuniti in Kingston, Giamaica, nuova sede di un grande Governo Mondiale, siedono sul pavimento di una sala/ritrovo in stile rasta e fumano i calumet della pace, tutti hanno gli occhietti rossi, tutti si sentono felici e parlano di pace, solo di pace.

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