sabato 13 dicembre 2008

Alemanno etnologo

Il neosindaco di Roma vuole sgombrare i campi nomadi delle periferie
non perché è cattivo, ma perché ha saggiamente progettato di immettere
le presenze nomadi direttamente nel tessuto dell'Urbe. Chi pensa che
Alemanno sia un bieco pogromista che non ha mai letto un libro in vita sua, ebbene si sbaglia. Alemanno è un fine cultore di studi etnologici e i suoi maestri di vita sono Konrad Lorenz e Lévy-Strauss. Egli sa che i nomadi sono espressione delle ancestrali società di cacciatori / raccoglitori che precedettero le civiltà più antiche e i cui ultimi esempi sono oggi rappresentati solo dagli indios amazzonici, dai boscimani del Kalahari e da alcune etnie della Papuasia. Questi popoli vivono in simbiosi con il loro habitat, sia esso savana o foresta, traggono la loro sussistenza da ciò che la terra offre loro e non hanno pratiche invasive come l'agricoltura o l'industria, perché si limitano a raccogliere o ad estrarre delicatamente dall'ambiente gli alimenti e i materiali che servono alla loro sussistenza. Una volta sgombrati dagli abbietti insediamenti delle borgate e integrati
armoniosamente nella realtà cittadina, i nomadi torneranno al loro primigenio stato di cacciatori / raccoglitori. Le strade e le piazze saranno le
loro savane, gli agglomerati edilizi le loro giungle, i supermercati le loro fonti di approvvigionamento, le sotterranee metropolitane il loro territorio di caccia. La soluzione al problema nomadi era a portata di mano ma nessuno la vedeva. Alemanno conosceva la soluzione, ed ora anche noi sappiamo ch'egli sapeva.

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